Emigranti italiani anni '50
Immigrati in Italia
|
POLITICA INTERNAZIONALE E DELLE MIGRAZIONI Corso di Laurea magistrale in Storia e società 2019/2020 L'Italia tra emigrazione e immigrazione
Il più grande esodo della storia moderna è stato quello degli Italiani. A partire dal 1861 sono state registrate più di 27 milioni di partenze. Nell'arco di poco più di un secolo un numero quasi equivalente all'ammontare della popolazione al momento dell'Unità d'Italia si avventurava verso l'ignoto.
Si trattò di un esodo che toccò tutte le regioni italiane. Tra il 1876 e il 1900 l'esodo interessò prevalentemente le regioni settentrionali con tre regioni che fornirono da sole il 47 per cento dell'intero contingente migratorio: il Veneto (17,9), il Friuli Venezia Giulia (16,1 per cento) e il Piemonte (12,5 per cento. Nei due decenni successivi il primato migratorio passò alle regioni meridionali. Con quasi tre milioni di persone emigrate soltanto da Calabria, Campania e Sicilia, e quasi nove milioni da tutta Italia. Gli italiani sono sempre al primo posto tra le popolazioni migranti comunitarie (1.185.700 di cui 563.000 in Germania, 252.800 in Francia e 216.000 in Belgio) seguiti da portoghesi, spagnoli e greci. Gli italiani all'estero (con passaporto italiano) secondo le stime del Ministero per gli Affari Esteri erano nel 1986 5.115.747, di cui il 43 per cento nelle Americhe e il 42,9 in Europa. L'entità delle collettività di origine italiana è stimata tra 60 e 80 milioni, comprendendo i discendenti degli immigrati nei vari paesi. Al primo posto troviamo l'Argentina con 15 milioni di persone, gli Stati Uniti con 12 milioni, il Brasile con 8 milioni, il Canada con un milione e l'Australia con 540.000 persone.
Emigrazione italiana per regione 1876-1900, 1901-1915
Fonte: Rielaborazione dati Istat in Gianfausto Rosoli, Un secolo di emigrazione italiana 1876-1976, Roma, Cser, 1978.
Si possono distinguere 6 periodi: 1) periodo post unitario - 1871-1900: 5,3 milioni di espatri. Mete principali: Francia e Germania / Argentina, Brasile, USA. Si trattò in gran parte di movimenti spontanei e clandestini. 2/3 di questi flussi erano originari del nord Italia. 2) inizio ‘900 – 1900-1915: quasi 9 milioni di espatri (circa 600mila all’anno). Mete: 50% in Europa, (prevalentemente dal nord Italia) 50% nelle Americhe, prevalentemente dal Centro-Sud. 3) periodo tra le due guerre - 1920-1940: riduzione drastica dei flussi, a causa di: politiche restrittive nei paesi di arrivo (USA-quote di ingresso), politiche restrittive del fascismo, peso della grande crisi del ’29. Mete principali: Francia e Germania + Africa coloniale, come forma di espansione imperiale. 4) dopoguerra (1945-1970): 7 milioni di espatri. Grande sviluppo industriale. Mete: Nord Europa, Francia, Svizzera, Germania e Belgio (parallelamente a grandi flussi di emigrazione interna), oltre ad America Latina (Venezuela, Uruguay), Australia, Canada. Prevalenza di emigrazione dal sud e dalle isole. 5) anni 1975 – 2005: inversione dei flussi: l’Italia si trasforma da paese di emigrazione a paese di immigrazione, anche se permangono flussi di circa 50mila espatri all’anno, soprattutto verso il nord Europa: 75%, mentre un 15% verso le Americhe. Si aggiungono man mano altre nuove mete (Asia, ecc.). In Europa cresce l’importanza della Gran Bretagna. 6) 2005 – 2019: la "nuova emigrazione italiana"; con l’incedere della crisi economica, si riduce il flusso di immigrazione e torna a crescere il flusso emigratorio, fino a raggiungere, secondo l’Istat, oltre 100mila espatri nel 2015, e circa 150mila l'anno negli ultimi 3 anni. In tutto, circa 1 milione di espatri.
Principali paesi di emigrazione italiana 1876-1976
L'Italia paese di immigrazione E' soltanto a partire dalla metà degli anni 70 dello scorso secolo che l'Italia diventa paese di immigrazione: quando cioè il saldo tra italiani che emigrano all'estero e stranieri che vengono in Italia per stabilirvisi volge a favore degli immigrati. Non sono tanti, nei primi anni; e arrivano per lo più individualmente, o in piccoli gruppi: tanto che l'opinione pubblica italiana per molto tempo non si rende conto dell'ampiezza e dell'importanza del fenomeno. Nello stesso tempo si tratta di un'immigrazione molto diversa da quelle del passato europeo, per esempio in Francia o in Gran Bretagna: non è, almeno in senso stretto, l'eredità del periodo coloniale; non ha la stessa natura dei movimenti migratori frutto del rapporto stabilitosi nei secoli tra certi Paesi del Sud del mondo e le loro "madrepatrie": gli indiani e i pakistani con il Regno Unito; i maghrebini con la Francia; gli angolani o i mozambicani con il Portogallo. In Italia, a partire dalle Capoverdiane o dai Marocchini, arrivano migranti dai Paesi più diversi, per le ragioni più diverse, con progetti migratori molto differenziati: la catena migratoria può nascere da ragioni geografiche, da motivazioni religiose, da specificiche esigenze del mercato del lavoro - colf e badanti, lavoratori stagionali, allevatori di bovini, manodopera edile. Nel nostro Paese si stabiliscono, già nella prima fase, che abbiamo definito 'carsica', del fenomeno, immigrati provenienti da più di 100 Paesi: fino ad arrivare a contare, negli anni 90, oltre 250 Comunità straniere residenti.
|
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||